Il Luogo: L'ispirazione per un nuovo modo di abitare
Progetto
per residenze speciali a Testaccio
“(...), il compito dell'architetto è di far vivere
le superfici che avvolgono i volumi, senza che queste superfici divorino il
volume e lo assorbano per loro vantaggio(...).” Le Corbusier (1923)
È
lo stesso pensiero che accompagnava Anselmi durante la creazione del suoi
progetti, cercando di "far vivere" le superfici che avvolgono i suoi
volumi, e cercando di dare una continuità e un’armonia tra l'ambiente e la bellezza
delle sue opere. Diceva l’architetto: “Sono
elementi che mi porto sempre dietro e devo dire che non riesco a immaginare
un’architettura al di fuori di un luogo. Anche le architetture che non ho
costruito nascono da un luogo, da una situazione reale. Non è una posizione
ideologica o che deriva da una teoria. Devo partire da un luogo, da una mappa e
da un programma, per mettere in moto l’immaginazione”.
Coerentemente
con questo precetto, Anselmi ha sviluppato il progetto per le residenze
speciali a Testaccio a Roma, del 1994. L’opera, importantissima ed esemplare
del suo lavoro nonostante non sia mai stata realizzata, rappresenta fortemente
questa linea di pensiero, dato che il progetto è stato pensato tenendo in
considerazione tutte le caratteristiche dell'ambiente circostante e soprattutto
della storia della città.
Il
progetto è pensato per Testaccio, un quartiere molto caratteristico di Roma,
noto per essere uno dei pochi che è riuscito a mantenere il suo spirito
popolare e il suo stile di vita nel corso del tempo, e che è stato definito
come "un paese all'interno di una città".
Il quartiere ha un aggregato urbano molto compatto e una vegetazione rilevante
che interagisce fortemente con le aree edificate. Ad esempio, il Monte Testaccio
non solo imbosca e ottimizza il quartiere, ma influenzò anche in maniera
diretta la progettazione della Residenza.
Formato
da due blocchi di edifici, l’insieme è progettato esattamente sul sedime degli
ex-frigoriferi del mattatoio e va ad occupare lo stesso perimetro non alterando
la conformazione del luogo. Cercando di rispettare l'ambiente circostante,
Anselmi ha progettato l'edificio seguendo la linea di gronda dei fabbricati
circostanti e fornendo un’unità estetica con il contesto. Le due facciate longitudinali
rappresentano fortemente l'intenzione di creare una relazione con l'immagine storica
del luogo e della città e, di fatto, fanno allusione, nel linguaggio architettonico,
a porzioni di antiche mura cittadine, integrate con i ritmi delle bucature dei
palazzi romani, incoraggiando un’interrelazione tra architettura e proporzione
dell’edificio.
La
facciata est, dove si trova l’ingresso principale del palazzo, è costituita da
una grande porta con una gradinata addossata alla base della facciata. Questi
due elementi permettono che la piazza sottostante (oggi non più visibile)
penetri nell’edificio e si colleghi fisicamente allo spazio della stessa
piazza, alludendo ai tipici ingressi delle grandi opere romane. La facciata sud mostra la connessione dei due
edifici con una grande rampa pedonale interna interconnessa con le
strade-ballatoio, in maniera tale da permettere un maggior scambio possibile,
con un percorso che si conclude con uno spazio verde interno. Tutta questa
struttura rappresenta decisamente uno “spazio prospettico” architettonico, ed evidenzia
con chiarezza l'intenzione di rappresentare la salita al Monte Testaccio.
Nella sua organizzazione interna sono state progettate
due tipologie: piccoli appartamenti e “mini-alloggi”. In questo modo, Anselmi ha
voluto unire l'autonomia e l'integrazione tra gli appartamenti, utilizzando spazi
pubblici come tessuto connettivo tra gli alloggi. Per avere autonomia e,
contemporaneamente, collegamento con la comunità del quartiere, l'edificio si
compone anche di parcheggio, sale di riunione, di assemblea, sale di
proiezione, un eventuale locale per la biblioteca, lavanderia, ristorante e
caffè.
Analizzando
l’opera nel suo insieme, si può dire che Anselmi abbia cercato non solo una
buona composizione architettonica (punto cruciale per la qualità progettuale), ma
anche la continuità, l’accessibilità e, a suo modo, la sostenibilità, seppure
quest’ultimo elemento non sia immediatamente percepibile. L’edificio propone
un’unità abitativa che risponde ad un nuovo modo di abitare, dove le culture e la
società contemporaneamente si integrano e si fondono con la comunità del
quartiere.
Nonostante
il progetto per le residenze speciali abbia ricevuto in parte l'approvazione e il
finanziamento da parte del governo, sfortunatamente nel 1988, nella fase dei
sondaggi preliminari, la Soprintendenza vietò di procedere alla demolizione e ricostruzione
dell’edificio degli ex-frigoriferi.
C’è
davvero da rammaricarsi per il rifiuto di costruire questa bella opera,
funzionale e pioneristica per la zona. Nel libro Alessandro Anselmi: Architetto (1997),
Claudia Conforti e Jacques Lucan scrivono
a proposito di questo progetto: “Si
trattava, in fondo, di un edificio dalla tipologia interessante e nuova da
costruirsi in un quartiere di grande qualità urbana come Testaccio, dopo anni
di “astinenza” dall’architettura. Vi era in tutti la consapevolezza dell’importanza
metodologica nascosta dietro questa operazione; forse la vita poteva riprendere
anche nel vecchio cuore della città e forse tutto ciò sarebbe stato l’inizio di
un rapporto fecondo tra architettura moderna e città storica, ormai interrotto
da quarant’anni.”
Sarebbe
interessante che gli architetti, e soprattutto quelli più giovani, perseguissero
questo dialogo tra moderno e storico, e sarebbe di grande importanza che la
Soprintendenza desse una maggiore attenzione a loro e a questo tipo di ricerche.
Lo
stesso Anselmi ha detto: “Cerchiamo
dunque con occhi nuovi di vedere-sentire gli spazi dei nostri centri storici,
resi ormai intoccabili
(salvaguardati?) da falsa cultura storica e di conseguenza regalati alle
peggiori e superficiali categorie del pittoresco e del vernacolare.”
BIBLIOGRAFIA
Alessandro Anselmi, Studio Grau, Occasioni
d'Architettura, nella collana Progetto/Dettaglio a cura di Francesco
Moschini, Edizioni
Kappa, Roma, 1980.
Alessandro Anselmi, Padiglione
Italia: 12 progetti per la Biennale di Venezia, Edizione La Biennale di
Venezia, 1988.
Claudia Conforti, Jacques Lucan, Alessandro Anselmi: Architetto, Electa, Milano, 1997.
“Zodiac”, n.17, Marzo – Agosto 1997.
Claudia Conforti, Jacques Lucan, Alessandro Anselmi: Architetto, Electa, Milano, 1997.
“Zodiac”, n.17, Marzo – Agosto 1997.
Margherita Guccione, Valerio Palmieri (a cura di), Alessandro Anselmi. Piano
Superficie Progetto, Motta Editore, Milano, 2004.
Leonardo Arcaleni, Paolo Belardi, Fabio Bianconi e Letizia Bruschi, Costruire nel costruito: Sperimentazioni didattiche sulle applicazioni delle norme per i centri storici Umbri, Libria, Perugia, 2009.
Leonardo Arcaleni, Paolo Belardi, Fabio Bianconi e Letizia Bruschi, Costruire nel costruito: Sperimentazioni didattiche sulle applicazioni delle norme per i centri storici Umbri, Libria, Perugia, 2009.
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