sexta-feira, 22 de fevereiro de 2013

Ancora Anselmi: "Il Luogo"



Il Luogo: L'ispirazione per un nuovo modo di abitare

Progetto per residenze speciali a Testaccio

  





(...), il compito dell'architetto è di far vivere le superfici che avvolgono i volumi, senza che queste superfici divorino il volume e lo assorbano per loro vantaggio(...).” Le Corbusier (1923)

È lo stesso pensiero che accompagnava Anselmi durante la creazione del suoi progetti, cercando di "far vivere" le superfici che avvolgono i suoi volumi, e cercando di dare una continuità e un’armonia tra l'ambiente e la bellezza delle sue opere. Diceva l’architetto: “Sono elementi che mi porto sempre dietro e devo dire che non riesco a immaginare un’architettura al di fuori di un luogo. Anche le architetture che non ho costruito nascono da un luogo, da una situazione reale. Non è una posizione ideologica o che deriva da una teoria. Devo partire da un luogo, da una mappa e da un programma, per mettere in moto l’immaginazione”.

Coerentemente con questo precetto, Anselmi ha sviluppato il progetto per le residenze speciali a Testaccio a Roma, del 1994. L’opera, importantissima ed esemplare del suo lavoro nonostante non sia mai stata realizzata, rappresenta fortemente questa linea di pensiero, dato che il progetto è stato pensato tenendo in considerazione tutte le caratteristiche dell'ambiente circostante e soprattutto della storia della città.
Il progetto è pensato per Testaccio, un quartiere molto caratteristico di Roma, noto per essere uno dei pochi che è riuscito a mantenere il suo spirito popolare e il suo stile di vita nel corso del tempo, e che è stato definito come "un paese all'interno di una città". Il quartiere ha un aggregato urbano molto compatto e una vegetazione rilevante che interagisce fortemente con le aree edificate. Ad esempio, il Monte Testaccio non solo imbosca e ottimizza il quartiere, ma influenzò anche in maniera diretta la progettazione della Residenza.




Formato da due blocchi di edifici, l’insieme è progettato esattamente sul sedime degli ex-frigoriferi del mattatoio e va ad occupare lo stesso perimetro non alterando la conformazione del luogo. Cercando di rispettare l'ambiente circostante, Anselmi ha progettato l'edificio seguendo la linea di gronda dei fabbricati circostanti e fornendo un’unità estetica con il contesto. Le due facciate longitudinali rappresentano fortemente l'intenzione di creare una relazione con l'immagine storica del luogo e della città e, di fatto, fanno allusione, nel linguaggio architettonico, a porzioni di antiche mura cittadine, integrate con i ritmi delle bucature dei palazzi romani, incoraggiando un’interrelazione tra architettura e proporzione dell’edificio.




La facciata est, dove si trova l’ingresso principale del palazzo, è costituita da una grande porta con una gradinata addossata alla base della facciata. Questi due elementi permettono che la piazza sottostante (oggi non più visibile) penetri nell’edificio e si colleghi fisicamente allo spazio della stessa piazza, alludendo ai tipici ingressi delle grandi opere romane. La facciata sud mostra la connessione dei due edifici con una grande rampa pedonale interna interconnessa con le strade-ballatoio, in maniera tale da permettere un maggior scambio possibile, con un percorso che si conclude con uno spazio verde interno. Tutta questa struttura rappresenta decisamente uno “spazio prospettico” architettonico, ed evidenzia con chiarezza l'intenzione di rappresentare la salita al Monte Testaccio.  






Nella sua organizzazione interna sono state progettate due tipologie: piccoli appartamenti e “mini-alloggi”. In questo modo, Anselmi ha voluto unire l'autonomia e l'integrazione tra gli appartamenti, utilizzando spazi pubblici come tessuto connettivo tra gli alloggi. Per avere autonomia e, contemporaneamente, collegamento con la comunità del quartiere, l'edificio si compone anche di parcheggio, sale di riunione, di assemblea, sale di proiezione, un eventuale locale per la biblioteca, lavanderia, ristorante e caffè.




Analizzando l’opera nel suo insieme, si può dire che Anselmi abbia cercato non solo una buona composizione architettonica (punto cruciale per la qualità progettuale), ma anche la continuità, l’accessibilità e, a suo modo, la sostenibilità, seppure quest’ultimo elemento non sia immediatamente percepibile. L’edificio propone un’unità abitativa che risponde ad un nuovo modo di abitare, dove le culture e la società contemporaneamente si integrano e si fondono con la comunità del quartiere.




Nonostante il progetto per le residenze speciali abbia ricevuto in parte l'approvazione e il finanziamento da parte del governo, sfortunatamente nel 1988, nella fase dei sondaggi preliminari, la Soprintendenza vietò di procedere alla demolizione e ricostruzione dell’edificio degli ex-frigoriferi.

C’è davvero da rammaricarsi per il rifiuto di costruire questa bella opera, funzionale e pioneristica per la zona. Nel libro Alessandro Anselmi: Architetto (1997), Claudia Conforti e Jacques Lucan scrivono a proposito di questo progetto: “Si trattava, in fondo, di un edificio dalla tipologia interessante e nuova da costruirsi in un quartiere di grande qualità urbana come Testaccio, dopo anni di “astinenza” dall’architettura. Vi era in tutti la consapevolezza dell’importanza metodologica nascosta dietro questa operazione; forse la vita poteva riprendere anche nel vecchio cuore della città e forse tutto ciò sarebbe stato l’inizio di un rapporto fecondo tra architettura moderna e città storica, ormai interrotto da quarant’anni.

Sarebbe interessante che gli architetti, e soprattutto quelli più giovani, perseguissero questo dialogo tra moderno e storico, e sarebbe di grande importanza che la Soprintendenza desse una maggiore attenzione a loro e a questo tipo di ricerche.

Lo stesso Anselmi ha detto: “Cerchiamo dunque con occhi nuovi di vedere-sentire gli spazi dei nostri centri storici, resi ormai intoccabili (salvaguardati?) da falsa cultura storica e di conseguenza regalati alle peggiori e superficiali categorie del pittoresco e del vernacolare.



BIBLIOGRAFIA

Alessandro Anselmi, Studio Grau, Occasioni d'Architettura, nella collana Progetto/Dettaglio a cura di Francesco Moschini, Edizioni Kappa, Roma, 1980.

Alessandro Anselmi, Padiglione Italia: 12 progetti per la Biennale di Venezia, Edizione La Biennale di Venezia, 1988.

Claudia Conforti, Jacques Lucan, Alessandro Anselmi: Architetto, Electa, Milano, 1997.


“Zodiac”, n.17, Marzo – Agosto 1997.

Margherita Guccione, Valerio Palmieri (a cura di), Alessandro Anselmi. Piano Superficie Progetto, Motta Editore, Milano, 2004.

Leonardo Arcaleni, Paolo Belardi, Fabio Bianconi e Letizia Bruschi, Costruire nel costruito: Sperimentazioni didattiche sulle applicazioni delle norme per i centri storici Umbri, Libria, Perugia, 2009.


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